venerdì, marzo 28, 2008

I now walk INTO THE WILD (ovvero l'angoscia vera è fatta di noia)

Bisogno di un proposito.
"D'un colpo, ogni cosa è cambiata, il tono, l'aria, non si sa che pensare, chi ascoltare. Quasi che per tutta la vita ti avessero condotto per mano come una bambina e, a un tratto, ti avessero lasciato: impara a camminare da sola. E non c'è nessuno intorno. Allora ci si vorrebbe poter affidare all'essenziale, alla forza della vita o alla bellezza o alla verità, perchè esse ti dirigano in modo sicuro e senza riserve più di quanto non avvenisse nela solita vita di sempre, ora tramontata e lontana."
(Boris Pasternak, Dottor Zivago)

martedì, marzo 25, 2008

Mi ricordo montagne verdi...

Pasquetta montana per l'intero gruppo. Una baita lontana da tutto, anche dai pensieri. Svegliarsi all'alba e vedere da un lettino scricchiolante le cime innevate è una cosa da non sottovalutare. Soprattutto se si è al caldo sotto una copertina di ciniglia azzurro puffo e tutto intorno c'è aria di vacanza. Erano anni che non andavo in montagna d'inverno. Ancora più anni da quando ho praticato qualche sport invernale. Ho tentato di imparare a sciare anni fa, senza molto successo a dir la verità. Andavo giù. Il problema era sempre fermarsi. Ieri mi sono cimentata col bob. Sempre la stessa tecnica. Andavo giù. Ma il mio problema è che appena prendo un pò di velocità, sono portata a gettarmi di lato e non sempre è una buona idea. Quindi quella bambolina seduta a fianco al bob è la sottoscritta dopo l'ennesima culata. Non mi divertivo così da tempo. Quella stanchezza umida e freddolosa delle cinque di pomeriggio è qualcosa di impagabile. Quasi quasi imparo a sciare. Questa volta sul serio però.

giovedì, marzo 20, 2008

I don't believe in an Interventionist God but I know, darling, that you do...

- L'altra sera mi scaldavo la schiena vicino ad un camino ed annusavo il profumo del mare gentilmente offerto da un sacco di ricci di mare durante la spinosa fase di pulitura. Camino come emblema della casa, diun posto protetto, chiuso e confortevole. L'odore del mare come emblema di qualcosa di sconfinato. Nessun ossimoro avrebbe potuto essere più apprezzato.

- Scena: primo appuntamento in un ristorante di Londra. Lei, giovane giornalista americana trapiantata che scrive una rubrica sul sesso stile Carrie Bradshaw sull'Independent, lui uno qualsiasi. Lui chiede a lei la fatidica domanda: "con quanti uomini sei stata?". Lei tenta di tergiversare, lui continua : "Sono bravissimo in queste cose, vedrai che indovino...sei?". Lei, caustica:"Se ci aggiungi uno zero alla fine ti avvicini di più!". Lui si alza e se ne va. Benvenuti nell'era della post-rivoluzione sessuale.

-Ieri ho esaudito un desiderio che avevo da tempo: ho acquistato un biglietto aereo. Stampare un e-ticket rientra tra le mie 10 azioni preferite. Implica sempre uno spostamento. Lungo o corto che sia. Qual è la destinazione? CINA. Ebbene sì, vado a trovare Madame. Mete probabili: oltre a Shanghai, Pechino e HongKong.

-Intervista ai Rolling Stones in attesa dell'uscita del documentario di Scorsese "Shine a Light". Il giornalista dice alla band: "siete sempre i numeri uno!". Keith Richard risponde:"E' difficile reggere la concorrenza di tutte questa nuove band che si formano. Sono così tante. Prima era uno scherzo. C'erano soltanto i Beatles". Più avanti nell'intervista sosterrà che il segreto della loro indistruttibile energia sta tutto nel mangiare poco, bere molto e procurarsi del buon hashish (e, aggiugnerà dopo, avere circa 25 orgasmi al mese anche se su questo aspetto pare Mick Jagger sia imbattibile).

Buona Pasqua a tutti.

mercoledì, marzo 19, 2008

Crimini e misfatti

"Quando ci si innamora si verifica uno stranissimo paradosso. E questo paradosso consiste nel fatto che quando ci innamoriamo noi cerchiamo di ritrovare tutte o alcune delle persone a cui eravamo attaccati da piccoli. D'altro canto, chiediamo alla persona amata di correggere tutti i torti che quei primi genitori e fratelli ci hanno inflitto. Così che l'amore... contiene in sé la contraddizione. Il desiderio di ritornare al passato e il desiderio di annullarlo."

martedì, marzo 18, 2008

Lady Stardust

Andare al cinema qui in provincia è sempre un pò un problema. I film arrivano quando arrivano, e molto spesso proprio non arrivano. Per questo bisogna accontentarsi un pò ed essere pazienti: prima o poi qualche cineforum ci darà l'opportunità di coprire i vuoti della stagione precedente. Ma poi i problemi sorgono sinuosi: primo io dopo un pò di mesi non ricordo minimamente i film che avrei voluto vedere, secondo ho dimenticato tutto quello che ho letto a riguardo e quindi faccio confusione. Il primo problema si potrebbe ovviare riportando sulla moleskine di turno i film che mi interessano. Già fatto ma dura poco, mi dimentico e poi di solito dopo mesi fatico anche a capire quello che scrivo. Per quanto riguarda il secondo, beh, basterebbe andarsi a rivedere due cose ma come ben sapete l'offerta si riduce, i giornali smettono di parlare di quei film e tutto si riduce a qualche rivista specializzata o a quel migliaio di blog sul cinema che leggo ogni giorno. IL che nonsarebbe male se non fosse che ultimamente avrei qualcosa da ridire a riguardo. In poche parole ieri sera sono andata a vedere CousCous, vincitore morale di Venezia lo scorso anno a detta di molti e anche u npò del regista stesso. Ora se l'obiettivo del regista era farci capire quanto siamo diventati razzisti, vi giuro che ha centrato pienamente il segno. Perchè i miei nervi dopo due ore e mezza di luoghi claustrofobici riempiti di gente sudata urlante masticante piangente hanno ceduto. Io. Quella stoica. Quella che si guarda Solaris versione originale senza tagli in russo sottotitolata. Quella che apprezza i primi paini e la telecamera a mano. Ma no. Qui no. Qui abbiamo superato ogni limite. Eppure stamattina mi sno andata a rivedere le recensioni. Tutte gridano al capolavoro. Io grido a un film troppo lungo, lo stesso direttore di Venezia consigliò il regista di fare un taglio di 45 min ma lui no, no, continuiamo così facciamoci del male. Io grido a un film mal girato, perchè un regia di primi paini la devi saper fare e non puoi aggiustare l'inquadratura mentre giri e non buttare via il pezzo durante il montaggio. Io grido alla mia intolleranza che era rimasta sepolta per anni. E' che mi piace il cinema svedese. La gente parla poco. Assume espressioni estremamente compite e profonde. E non suda. E non mastica. O se lo fa, lo fa con estremo rigore. Poi io il problema che al cinema sento gli odori. Nel senso che le immagini mi suscitano allucinazioni olfattive. MI immagino sempre gli odori di quello ceh sto guardando, matta io lo so. Ieri questa cosa mi provocava non pochi problemi. Ditemi che non ho scritto io questo post. VI prego.

lunedì, marzo 17, 2008

Light blue Sunday

Ci sono voluti anni, ma finalmente ho capito per cosa hanno fatto la domenica. Ossia appisolarsi al sole sopra una copertina in collina. Fare delle foto virate a tal punto da sembrare finte. Togliersi le scarpe e ascoltare in silenzio il silenzio.

giovedì, marzo 13, 2008

Hyperballad

Ho aperto un quadrato di cartoncino rosa, ho tirato fuori un cerchio e ho visto che fuori c'è il sole. Basta stronzate. Ho pensato. Basta. E' primavera, dopotutto.

E' tutta una questione di prospettive

E' sempre tutta una questione di prospettive. Un mondo con un unico punto di vistà dà la giusta profondità alle cose. Imprime la giusta direzione alle cose. Il nostro cervello comprende la profondità implicita grazie ai pattern che si ripetono, agli oggetti che si rimpiccioliscono, che diventano più piccoli e più frequenti nella loro alternanza. Il mio mondo ha troppi punti di vista.
Più che un corridoio sembra un quadro di Escher. Non c'è profondità nè direzione. Non una sola perlomeno. Chissà quale di questi omini sono io adesso. Forse quello che sta scendendo le scale. CHe poi in questo mondo senza prospettive non c'è scendere e non c'è salire. Ci si muove. Non c'è alto e non c'è basso. NOn c'è sotto e non c'è sopra. Ci si muove. Ma come si fa a capire dove si è senza punti di riferimento? E in tutto questo muoversi dove sono le altre persone?

martedì, marzo 11, 2008

Please don't wake me, no, don't shake me, Leave me where I am...I'm only sleeping

[..]"Anche Napoleone dormiva pochissimo. E anche Edison. Vedrai che molti personaggi erano così. Pare che Edison disprezzasse il sonno: e a buon diritto, secondo me. Anch'io lo disprezzo. E disprezzo me stesso, perchè ne ho bisogno." Si accostò a Terry e gli confidò: "Lo sai che sono sceso a quattro ore?".

"Quattro ore?"

"Quattro ore per notte. Ho mantenuto la media per tutta la settimana scorsa."

"Ma non ti fa bene. Sfido eh hai quest'aria stanca."
"Frega niente. Il mio obiettivo è tre ore e ci sto arrivando. Per alcuni di noi è un combattimento, lo capisci no? Non tutti abbiamo il tuo dono. Per questo ti invidio tanto. Per questo ho deciso di scoprire il tuo segreto."
Terry sorbì una modesta sorsata dal suo bicchiere: "Ma perchè disprezzarlo poi? Non capisco."

" Te lo dico io il perchè: perchè chi dorme è indifeso; è senz apotere. Il sonno lascia anche gli individui più forti alla mercè dei più deboli e dei più imbelli. T'immagini cosa dev'essere, per una donna dell atempra di Mrs. Tatcher, per una donna della sua statura morale, essere obbligata ad accasciarsi quotidianamente in quella postura di sottomissione abietta? Col cervello disabilitato. Con i muscoli flaccidi. Inerti. Dev'essere insopportabile."

" Non ci avevo mai pensato prima d'ora", disse Terry. " Il sonno come grande livellatore."

"Esattamente. E' esattamente questo : il grande livellatore. Come il socialismo di merda!".
Jonathan Coe, La casa del sonno.


Questo dialogo è fiction. Pura finzione narrativa nata dalla mente dello scrittore. La reazione che segue la lettura di questo stralcio di romanzo è proprio pensare questa è non realtà. Le persone dormono perchè sono nate per dormire. Per scegliarsi. Per riaddormentarsi. Giorno dopo giorno dopo giorno. E invece alla sottorscritta questo dialogo ha ricordato un altro dialogo. Che non è più fiction. Ma è realtà. Ero appena arrivata a Boston e avevo iniziato a seguire uno studio sulla deprivazione di sonno. Ricordate? Persone chiuse per giorni e giorni dentro una stanza senza finestre che vengono tenute sveglie? Bene. Dicevo ero appena arrivata a Boston, ero a una esposizione , fuori, a fumare con altre persone. Fino a che viene fuori cosa stavo facendo (tipico dialogo bostoniano: di che università sei? di cosa ti occupi?) e una ragazza mi dice: puoi aspettare qui che ti presento un mio amico. Lui arriva. Credo studiasse arte o qualcosa di simile. Di sicuro neinte di scientifico. MI dice che è molto interessato al sonno. Mi si presenta come persona che purtroppo ha bisogno di dieci ore di sonno per sentirsi riposato e che fino apochi mesi prima tutto andava bene. Poi si era reso conto quanto tempo stava perdendo mentre dormiva. Tutti i suoi amici dormivano molto meno e producevano molto di più. Allora ha iniziato a leggere manuali sulla deprivazione di sonno, seguire delle procedure che gli eprmettessero di ridurre piano piano il suo fabbisogno di sonno e via discorrendo. Mi chiede se lo posso aiutare. Io gli rispondo che l'unico aiuto che gli posso dare è quello di assecondare il suo corpo. Dormire più di 7-8 ore può essere dannoso, così come ridurre drasticamente le ore di sonno. Così dicono i medici. Ora non chiedetemi cosa spinga una persona a decidere di privarsi di qualcosa, non è poi così assurdo se ci pensate. Le privazioni avvengono, nelle forme più disparate, con conseguenze più o meno irrimediabili. Il sonno o il cibo sono di certo le forme più ecclatanti di questo masochismo dilagante, ma in piccola parte ci possiamo privare quotidianamente e volontariamente di un sacco di cose come sorridere, essere sereni, cogliere le piccole cose che ci vengono date. E invece le rifiutiamo in nome di non so quale principio superiore. Il sonno come grande livellatore. Dormire è l'unico momento in cui posso perdere il controllo delle cose. L'occasione per poter perdere il controllo delle cose. Un rifugio in cui ripararsi da una realtà che non ci riconosce. Un posto in cui riuscire ad ascoltare se stessi. Imparare ad apprezzarlo è stato un traguardo non indifferente. Perdere il controllo. E' semrpe tutta una questione di controllo. Di cosa, poi, chissà.

lunedì, marzo 10, 2008

Shadowplay




"Passi la vita a difendere a spada tratta il libero arbitrio per poi ritrovarti schiavo di un supereroe". Questo ho risposto qualche tempo fa ad un amico durante una discussione sui supereroi. Che cos'è un supereroe? No, non sto parlando di Superman, nenache di Batman. Parlo di quella proiezione di noi stessi che ci costruiamo negli anni. Quello che dovremmo essere e non saremo mai, quello a cui tendiamo senza mai raggiungere, quello che ogni tanto emerge e ci obbliga afare e dire delle cose che con noi, quelli veri, non farebbero o direbbero mai. Io personalmente ne ho un paio, tanto per non farmi mancare niente. Ne ho uno invincibile, l'emblema dell'uomo razionale e responsabile, che non si può permettere niente, non si può permettere di essere volubile, di sentirsi in difficoltà, deve sempre essere comprensivo e integerrimo, ambizioso e capace in ogni sua manifestazione. Un superuomo fatto e finito. L'altro invece racchiude tutto l'opposto, è l'anti-eroe per antonomasia: debole, passionale, estremamente volubile, un animale selvatico con gli artigli pronti all'uso, autodistruttivo e paranoico. E' ben logico che io preferisca di gran lunga il primo, è ottimizzato in ogni situazione. Peccato che credo sia proprio il primo ad avermi creato non pochi problemi: è difficile aderire ad un modello che ben poco ci somiglia, creato apposta per farci sentire sempre così inadeguati.
Io dentro di me so che non devo pensare a certe cose, so che devo essere comprensiva, perchè è quello che una persona come me fa. Ma poi c'è la pancia. E la pancia fa male. E la pancia non capisce ragioni.E la pancia ci mostra per come siamo. Ho sempre preferito gli anti-eroi. Nascondono sempre qualcosa di più profondo.

venerdì, marzo 07, 2008

Heart and Soul, One will Burn

Ci sono gesti che si fanno senza pensarci troppo, con quella leggerezza degli anni delle scoperte, che ci portano a contatto con qualcosa che ancora non sappiamo maneggiare ma che riconosciamo parli di noi, parli di quello che dovrà succedere, come un aruspico cieco. Saranno passati ormai dieci anni quando comprai, credo per puro caso solo influenzata molto probabilmente dalla lettura di Mucchio selvaggio (che mi ostinavo a comprare e non capire), il secondo e ultimo album dei Joy Division "Closer". Disco che ho ascoltato e riascoltato. E poi abbandonato in quel dimenticatoio musicale che è stata la mia vita per alcuni anni. Non riuscivo più ad ascoltare nulla. Se non le cose che ricordavo ormai a memoria. Oggi come oggi vedo proprio in questo uno degli indizi più lampanti di quello che stava succedendo. Ma chi è cieco non può vedere e chi è sordo non può sentire. Se non quello che vuole vedere e sentire.


The confusion in her eyes it says it all
She's lost control
And she's clinging the nearest passerby
She's lost control again
And she gave away the secrets of the past and said
I've lost control again
And the voice who told her when and where and why she said
I've lost control again
Dieci anni dopo, una sera come le altre o forse un pò meno come le altre, ritrovo i Joy Division nel film "Control" diretto da Anton Corbijn, uscito in Inghilterra l'anno scorso e presentato a Cannes lo stesso anno. Un film incredibilmente bello, tutto incentrato sulla vita di Iam Curtis, sulla sua percezione del mondo, sulla sua fragilità, sulla sua malattia, sulla sua musica. Per due ore sei trascinato dentro la sua inquietudine, incantato da una colonna sonora che raccoglie tutte la musica che ha influenzato il timbro dei Joy Division, assorto da un bianco e nero che rasenta la perfezione, confuso da un accento così stretto da essere quasi incomprensibile.
Il mi primo gesto stamattina è stato togliere la polvere su Closer. E preparare Unknown pleasure. E stavolta è tutto merito del Rec.

Existence-well what does it matter
I exist on the best terms I can
The past is now part of my future
The present is well out of hand
Heart and soul, one will burn
One will burn, one will burn
Heart and Soul, one will burn

giovedì, marzo 06, 2008

Giorni di birra e fragole


Io ho dei problemi. Ma questo lo sapete già. Uno di questi è sicuramente il non saper in nessun modo tenere dei segreti. Ora non fraintendetemi: se un amico mi confida un segreto lo so portare nella tomba con me, per cui non pensiate io sia una sorta di lingua biforcuta (ok,ok, parlo troppo a volte, ma non è colpa mia..). Ma in questo caso mi riferisco più che altro al fatto di non riuscire a fare sorprese alle persone che ho vicino. Ogni mio tentativo di stupire finisce sempre in malo modo. Per farvi capire meglio. Mettiamo che si avvicini una ricorrenza e per paura di possibili ritardi iniziate a pensare al possibile regalo un mesetto prima. Pensi pensi pensi fino a che trovi qualcosa che potrebbe andare. Fin qui ci può stare il silenzio forzato. Il problema sorge quando l'oggetto o gli oggetti in questione arrivano nell amie mani. A quel punto diventa quasi impossibile non consegnare al destinatario il regalo, magari con qualche settimana di anticipo. Il problema è che spesso si finisce a parlare di cose inerenti al regalo in questione, io inizio a fare dei mezzi sorrisi cercando di resistere alla tentazione di vuotare il sacco e poi puf. come per magia inizio a straparlare. Fine della sorpresa. Insomma adesso mettetvi nei miei panni e pensate che per una ventina di giorni dovrò custodire dei regali in casa. Ho appena detto a mia mamma di nasconderli in un luogo sicuro. Che roba...
"Ritengo che preparare un paio di lezioni non ti porti via troppo tempo"
"Esistono persone che non hanno bisogno di impegnarsi fino alla morte. Io no. Sono sgobbona"
Gregory si sedette sul eltto, accanto a lei. "Sai una cosa, tu hai un serio problema di autostima,"disse."Ti è mai venuto in mente che è la tua bassa autostima la ragione principale per cui non ottieni mai niente?"
Sarah ebbe bisogno un attimo per digerirla, ma non riusciva a trovare l'energia per arrabbiarsi.
La casa del sonno, Jonathan Coe

lunedì, marzo 03, 2008

World of pure imagination

Insomma chimiconosce lo sa: odio i musical. Non ce la faccio proprio, appena qualcuno inizia a cantare la mia attenzione diminuisce e il mio nervoso sale. Cosa non buona se si è dentro un cinema. Ma. Ma ci sono delle eccezioni. Una è Willy Wonka. Un'altra sono i film Walt Disney (ma non tutti). E per ultimo Tim Burton. Sì perchè nonostante il recitato sia un millesimo del cantato questo film è straordinario. Imperfetto. Ma imperfettamente straordinario.

Dimenticatami di quel bell'aggeggio che è Pandora, visto che qui in Europa per problemi di diritti legali non è possibile usufruire del servizio, oggi, non trovando un disco appropriato al momento, mi sono ricordata dell'esistenza delle radio in streaming. Quando ero in ufficio da sola mi affidavo ad AOL che non è affatto male: radio tematiche senza nessuno che parla e pochissima pubblicità. COme fare è semplice: collegateci ad AOL, scaricate una piccola cosa che vi permette di sintonizzarvi e scegliete la stazione in base ai vostri gusti. C'è veramente di tutto, dall'Elettronica al Country, dal Jazz al Christian rock. Io adoro la brand new Indie: ottima selezione di novità del genere a rotazione. E quando voglio fare la zarrusa metto la classifica delle 20 più richieste negli US. Yo.

L'altra sera mi sono addormentata guardando un film. Poi mi sono svegliata e di dormire di nuovo neanche l'ombra. Allora ho pensato che avevo bisogno del film giusto. E l'ho trovato: Pimpi piccolo grande eroe. Ora non so se siete appassionati di Winnie the Pooh e i suoi simpatici amici (meno quel cagone di Christopher Robin) e so bene che il target di quei cartoni sono bimbi in età prescolare, ma vi giuro che vedere Pimpi dopo un bagnetto diventare un palla di pelo rosa arruffata con Tigro che non riconosce il pelosetto rosa è impagabile. E vi dà la giusta dose di serenità per prendere sonno. Certo non sarà mai bello come guardare T come Tigro in un lettone con la febbre alta e la colazione pronta, ma questa è un'altra storia.