Ogni epoca ha i suoi eroi. Io ho un nuovo idolo: Diablo Cody. E non fate come il mio caro amico Guido che non ha aspettato un nanosecondo a sottolineare che appena viene fuori una nuova sciroccata in men che non si dica viene annoverata tra le persone da me idolatrate. Che poi rileggendo il blog mi è pure venuto in mente di quando scrissi una mail a Vincent Gallo. Lo so, c'è qualcosa che non va in me ma sto facendo il possibile, fidatevi. E so anche che molti di voi si chiederanno da dove spunta sta Diablo Cody con le sue pin-up tatuate sul braccio e sulla gamba. (N.d.MM il tatuaggio sulla gamba fa proprio scaricatore). Bene la signorina Cody, dopo vari trascorsi come segrataria ma soprattutto come stripper, ha appena vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale con Juno, film sulla scia di little miss sunshine che ha sbancato in America con la storia dolce.amara di una ragazzina 16enne che decide di affrontare una gravidanza inaspettata. Certo è che dal giorno dell'Oscar i giornali in non fanno altro che pubblicare le foto di Diablo Cody in versione stripper. Il passato non muore mai. Povera Cody...pur vero che la signorinella in passato ha pubblicato un libro in cui raccoglie le sue memorie del periodo da stripper (che ho appena inserito nella mia wishlist) e tutt'oggi continua a scrivere le sue memorie in un fantastico blog dal nome The Pussy Ranch.Se una persona può essere giudicata in base ai suoi idoli. Beh, fate voi.
ps. sto ancora aspettando che Vincent Gallo mi risponda alla mail. Che bel nome però, Vince...
Nel luglio del '99 mi trovavo ad Edimburgo. Era il periodo delle mie visite in solitaria alle gallerie d'arte moderna. Del tipo che avveo un mezzo pomeriggio libero e ovunque mi trovassi cercavo un museo d'arte moderna o contemporanea. Gite, vacanze studio, viaggi. Poco importa. Prendevo e me ne andavo. Sono una di quelle persone che poco sopporta la presenza degli altri in un'esposizione. Ho i miei tempi. E me li prendo. Negli anni sono diventata molto più aperta nei confronti delle visite accompagnate, ma rimango sempre un pò per i fatti miei. L'anno scorso sono andata a vedere Hopper con una persona che conoscevo ben poco e la cosa mi metteva in assoluto imbarazzo. Non chiedetemi perchè. Mi ritrovavo ogni tanto a preoccuparmi di dove lui fosse, indietro o avanti a me, ogni tanto lo perdevo di vista. Insomma un incubo. In compenso a fine mostra, seduto ormai senza speranza che io ricomparissi di nuovo credo, mi chiede quale quadro mi sarei portata con me. Mi dice che lui dopo ogni esposizione sceglie mentalmente un quadro che vorrebbe portarsi via con sè. E per fare questo gioco ripercorre al contrario tutta l'esposizione. E così facciamo. Sto divagando. Era il '99 a Edimburgo. Poi il '07 a BOston. E adesso è il '08 a No man's land. Non ci devo pensare. Tornando ad un pomeriggio del '99, mi trovavo in questa galleria d'arte moderna, quando all'improvviso entro in una sale enorme, vuota, bianca, parquet per terra e tre tele di Bacon alle pareti. Un mare d'arancione e di spazio. Se dovessi scegliere un colore da abolire sulla faccia della terra, credo sarebbe l'arancione. Ma in quel momento ero veramente sopraffatta da tutto quell arancio. Adesso che ci penso bene qualche mese più tardi ho fatto sclerare Kùrt un intero pomeriggio alla Tate Gallery alla ricerca del trittico qui sopra riportato. Era il moment prima dell'apertura della Tate Modern e molte cose non erano più esposte nella sede storica. Povero Kùrt. Tutto questo per dirvi che dal 4 Marzo a Palazzo Reale ci sarà una mostra interamente dedicata al lavoro di Francis Bacon. Che voi apprezziate l'arancione o meno.













