Durante la mia permanenza bostoniana mi è capitato spesso di fungere da cavia per ogni tipo di esperiementi; essendo il nostro un dipartimento di Neuroscienze gli esperimenti di tipo cognitivo erano all'ordine del giorno. Il più delle volte si trattava di spendere un paio di ore di fronte a uno schermo e tentare di prestare attenzione a quello che ti veniva chiesto di fare (il più delle volte cliccare su lettere semoventi, numeri a scorrimento e foto irriconoscibili) .
Tra i tanti test un giorno mi capitò una ragazza tedesca che stava cercando di elaborare dei questionari attendibili per riuscire a quantificare il libero arbitrio e soprattutto valutare quanto una scelta che possa essere legata ad un giudizio morale possa essere dipendente dal nostro background culturale. Per fare ciò mi venivano proposte diverse situazioni in cui mi sarei dovuta trovare di fronte a una scelta terribile dove qualsiasi opzione avrebbe comunque significato per me o per altri la morte o situazioni di dolore. Tutti gli scenari descritti infatti mettevano il soggetto di fronte a scelte limite del tipo mettere in salvo un neonato facendo morire numerosi anziani, o salvare se stessi o altre persone care a favore di sconosciuti. L'idea di quantificare, ad esempio, quanto il nostro giudizio sia influenzato dalla quantità è un tema ricorrente nelle neuroscienze. Da studi comportamentali su primati emerge quanto di fronte ad una scelta (del tipo scegliere tra due tipi di succhi diversi o tra sostanze zuccherine e acqua) l'idea di quantità la faccia un pò da padrona. Ma quando ci troviamo di fronte ad una scelta di tipo morale, ossia salvare un neonato e far morire un certo numero di anziani, quanto conta l'elemento quantitativo, in qeusto caso il numero di anziani che potrebbero morire? Lo stesso discorso si potrebbe applicare nel caso dovessimo salvare una persona sana a fronte di un certo numero di persone malate o salvare una persona cara a favore di sconosciuti.
Di fondo, data la banalità quotidiana dal nostro vivere, non ci aspettiamo (o lo speriamo) di trovarci a dover utilizzare il nostro libero arbitrio in modo da condizionare così fortemente la vita degli altri. Ma se il nostro quotidiano è banale, anche il male lo è. Oggi mentre leggevo "il lancio del nano e altri esercizi di filosofia minima" di Armando Massarenti ho dovuto ammettere che niente come questo fatto storico riportato avrebbe potuto speigare quanto quel questionario andasse a toccare in vivo la nostra capacità di giudizio.
LA SCELTA IMPOSSIBILE DI HANNAH
Una volta Hannah Arendt riferì di questo caso terrificante. Al capo di un gruppo di ebrei in Lituania un ufficiale della Gestapo disse: "Hai la responsabilità egli ebrei che vivono qui, loro si fidano di te, amministri al loro vita, sei il capo dell acomunità ebraica, nominato da noi. Dacci i loro nomi e indirizzi. Naturalmente potremmo scoprirli anche senza il tuo aiuto, ma ci vorrebbe più tempo. Se fai questo per noi ti lasceremo andare, e potrai portare con te altre 72 persone. Se non lo fai sai cosa succederà, a te e agli altri".
Dunque si tratta di scegliere 72 persone da salvare. Di fronte a un compito del genere non si può che restare paralizzati. E infatti Hannah Arendt concludeva che non abbiamo il diritto di fare nulla. Non si tratta con il diavolo. L'unica soluzione è dire non ci sto e farsi uccidere.
Eppure, anche in una situazione così estrema si possono immaginare possibilità diverse. Isaiah Berlin ne ha indicate altre tre. La prima scelta, dignitosissima, è suicidarsi. La seconda è dare i nomi, dopo di che avvertire tutti del pericolo perchè possano fuggire, anceh se la possibilità di fuga è minima e si finirà probabilmente per essere uccisi. L'ultima scelta è accettare: ci si mette in salvo con altre 72 persone.
Cosa scegliere? "In una situazione così estrema" commentava Berllin "nessuna tto delle vittime può essere condannato. Qualunque decisione si prenda, deve essere ritenuta pienamente legittima. Dare giudizi sulle decisioni e sulle azioni di chi si è trovato in una situazione così spaventosaè segno di indicibile ignoranza da parte di coloro che non vi si sono trovati. Lode e biasimo sono fuori posto: non si applicano le normali cateogrie morali. Tutte e quattro la scelte non possono che essere elogiate."
Un uomo ha fatto veramente la scelta di salvare se stesso e altre 72 persone. Fu assassinato in Israele da un parente di uno di quelli che aveva abbandonato.
5 commenti:
Mi chiedo che tipo di commento si possa fare alla prima sezione del post...
Per quanto riguarda Hannah sarebbe stato meglio per lui non nascere,e questa poteva rientrare nelle possibilita' invece che 3 forse 4.
Siamo nati per caso e al caso ci affidiamo...
In una situazione così estrema" commentava Berllin "nessun atto delle vittime può essere condannato"
Ma questa e' la stessa situazione in cui si sono trovati molti carnefici nazisti. Erano anche loro vittime?
Quando un uomo si trova di fronte alla scelta della sopravvivenza e' ancora libero di applicare i criteri morali. Forse l'unica scelta per salvarsi dalla dannazione e' il suicidio.
Ad ogni modo. Bel post Giulia e trovo molto interessante il collegamentop tra la prima sezione e la seconda parte del post.
Ora la mia domanda e' la seguente. Andando piu' a fondo nell'ambito delle neuroscienze, dove si trova la morale? e' una quantita' fisica che puo' essere scoperta e quantificata?
Perche' una delle cose che mi ha sempre fatto riflettere, e tu lo sai, e' il punto di contatto tra la dimensione psicologica e fisiologica.
Come fanno le neuroscienze a modellare il dominio del libero arbitrio?
l'anonymous si pone delle domande.L'origine dei pensieri,e di tutto cio' che facciamo ha sede e origina dal cervello.
Il cervello e' un organo come altri,fatto di cellule come altri,e' un organo come altri,e soggetto ad ammalarsi come altri organi,ma si differenzia da altri,tant'e' che e' ben custodito all'interno della scatola cranica,quasi che la natura ha voluto e avuto una maggiore cura a quest'organo.
Tutto questo per aggiungere un qualche cosa in piu' ai post e al post principale.
Siamo solo cellule.
La variante di Lüneburg - Stefano Maurensig
fino a qualche anno fa ero convinta che tutto fosse determinato dalla chimica e dall'equilibrio tra neurotrasmettitori e tra neuroconnessioni. crescendo ho perso la fede nel determinismo. è riduttivo cercare di spiegare l'animo umano con formule e schemi, per quanto complessi. io credo nell'anima, intesa come Personalità, chiamatela come volete. oggi ho compiuto un atto di Superpotenza. ho eliminato il mio blog. per noia, stanchezza, perchè non ho più niente che voglia pubblicare.
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